Il presepe di piazza San Pietro, realizzato per volontà della diocesi di Rieti, è un omaggio al primo presepe realizzato da San Francesco a Greccio in occasione dell’ottavo centenario (1223-2023). Questa grande intuizione che esalta il significato del presepe, rilanciato con la lettera apostolica “Admirabile Signum” che Papa Francesco ha donato nel 2019 al santuario di Greccio è stata interpretata dalla nostra Associazione Patriarchi della Natura come una scenografia teatrale che ricorda la roccia di Greccio, abbracciata idealmente dal colonnato di San Pietro.
In questa spazio nel colonnato sono state messe a dimora tre piccole piantine, dal grande valore storico/culturale/ genetico e simbolico: sono i figli dei grandi alberi della valle Santa, legati a San Francesco.
Più precisamente
Il figlio del Faggio di San Francesco di Rivodutri (RI) La pianta madre è ben segnalata e tutelata come monumento naturale dalla regione Lazio; una pianta stranissima che ha i rami a spirale e la leggenda racconta che San Francesco si sia rifugiato sotto la sua chioma durante un temporale, l’albero per meglio ripararlo lo ha avvolto tra i suoi rami che si sono spiralati.
La figlia della Quercia di Colli sul Velino (RI) la pianta madre è una bellissima quercia di quasi 5 metri di circonferenza, definita monumento naturale all’interno della Riserva Naturale Laghi Lungo e Ripasottile. Vicino alla quercia si trovano le grotte di San Nicola e i resti della villa romana di Quinto Assio del I sec. a.C. per cui, oltre alla grande quercia, l’area è interessante anche sotto l’aspetto storico culturale.
Il figlio del Cerro di Cottanello (RI). La pianta madre è un patriarca di quasi 6 metri di circonferenza che vegeta in località I Prati e che ha una chioma ampia ed imponente. L’albero manifesta un grande vigore vegetativo e ogni anno produce ghiande in abbondanza che sono cibo prediletto dei cinghiali che qui abbondano.